Second Hand, un idea lavorativa che va oltre la moda

Un numero crescente di consumatori si rivolge ad articoli di seconda mano. Quali sono i vantaggi? Si tratta solo di ragioni di costo, di stile di vita o ambientali? Probabile, ma c’è dell’altro.
La sensibilità di molte persone che non vogliono in alcun modo contribuire alla continua produzione di nuovi manufatti riveste certamente un ruolo determinante. Ma c’è anche, tra i clienti, chi guarda al portafoglio e cerca una qualità elevata a basso prezzo. Le ragioni per acquistare “usato” sono svariate e non tutte evidenti:

  • Migliore qualità rispetto alle merci prodotte in tempi più recenti;
  • Incentivazione del riutilizzo (la forma preferibile di riciclaggio);
  • abbattimento dei rifiuti da imballaggio;
  • Rifiuto del concetto di “usa e getta”;
  • Stile individuale più ricercato, perché i prodotti di seconda mano sono meno “catalogati”;
  • Le cose usate hanno una "storia propria";
  • L'abbigliamento usato fa bene alla salute: lavandolo più volte in anticipo, le sostanze chimiche utilizzate per produrlo sono già state eliminate;
  • L'usato è particolarmente indicato per l'abbigliamento per bambini, che crescono rapidamente.

E visto che è in voga grazie alla crescente consapevolezza ambientale, perché non aprire un negozio di seconda mano?

Know-how: Cosa devo portare con me per aprire un negozio di seconda mano?

La formazione commerciale può essere estremamente utile nel lavoro quotidiano. Se non si possiede un background imprenditoriale, è consigliabile frequentare seminari di start-up o quanto meno chiedere una consulenza formativa ad esercenti con una certa esperienza.

Se si desidera esercitare un'attività autonoma, è necessario innanzi tutto scegliere una forma giuridica, tenendo conto che l’attività d’impresa può essere esercitata come Impresa individuale o come Impresa collettiva.

I negozi di seconda mano vengono aperti generalmente come S.r.l. o più spesso come ditta individuale. Le forme giuridiche differiscono non solo i n termini di tassazione, ma anche in termini di responsabilità e di capitale.

Il primo passo è naturalmente aprire una partita IVA: è la prima cosa da fare, dopo aver stipulato il contratto di affitto per un capannone o per un locale commerciale. Il regime fiscale attribuito dall’Agenzia delle Entrate sarà quello di Agenzia d’Affari. Bisognerà anche fare una S.C.I.A. (Segnalazione Certificata di Inizio Attività) presso il Comune dove sarà ubicato il mercatino. È consigliabile far seguire la pratica da un commercialista, il quale potrà anche occuparsi dei conti della partita IVA.

Una volta affrontati i nodi burocratici, si deve passare alla fase operativa. Fondamentale è fare una grande campagna pubblicitaria appena si apre l’attività. È importante che tutti sappiano che ha aperto un mercatino dell’usato in cerca di acquirenti, ma anche di venditori.

L’Agenzia di Affari è di fatto un’agenzia di intermediazione fra il cliente venditore e il cliente acquirente. Fra l’agenzia e il cliente venditore va stipulato un contratto: il mandato di vendita, nel quale sono elencati gli articoli usati e le condizioni legate alla loro vendita (la percentuale di rimborso e la provvigione che tratterrà il mercatino).Il cliente rimane naturalmente proprietario dell'oggetto fino alla sua avvenuta vendita, ma non ne detiene più il possesso, che passa al mercatino dell'usato. L’oggetto andrà custodito “con diligenza”.

A quanto deve ammontare la percentuale provvigionale del mercatino sul prezzo finale di vendita? Ciò dipende da diversi fattori e dalla strategia che il mercatino intende adottare.
Molti mercatini applicano una “tariffa” del 50%, importo sul quale graveranno poi le tasse. Talvolta la percentuale può essere progressiva in modo proporzionale al valore dell’oggetto.
Sostanzialmente si tratta di un contratto fra privati, quindi ogni mercatino può applicare un proprio piano, fermo restando che il cliente venditore (proprietario dell’oggetto di seconda mano) è libero di contrattare o di rivolgersi a un altro mercatino.

Il rimborso al cliente venditore viene riconosciuto solo dopo la vendita, talvolta anche trascorse alcune settimane, per evitare casi direstituzione degli articoli usati. Anche il mercatino incasserà ufficialmente la sua provvigione solo dopo che l’oggetto sarà venduto, fatturandone l’importo al cliente venditore.

Nel caso in cui l’oggetto viene venduto e per 12 mesi il padrone dell’oggetto non si presenta a incassare la propria quota, il mandato di vendita decade e i soldi saranno “confiscati” dal Mercatino. Questa clausola va comunque specificata nel mandato di vendita.

Tra gli aspetti allettanti nell’attività del Mercatino dell’usato, vi è certamente l’assenza di costi di acquisto della merce da vendere (non essendo gli oggetti di proprietà dello stesso). Vanno tuttavia valutati i costi di gestione del locale, dell’eventuale personale (se si punta su un esercizio di dimensioni non ridotte) e della contabilità (in genere affidata a un commercialista), che sono poi i costi normali di una qualsiasi attività commerciale. A conti fatti, un guadagno che va dal 30% al 50% (al lordo dell’IVA e delle spese da pagare) è da considerarsi ragguardevole.

Ricordate di sottoscrivere una polizza assicurativa contro i furti, così da coprire il rimborso ai legittimi proprietari del valore della merce in caso di taccheggio.

Una  raccomandazione: occorre assolutamente evitare di aprireun mercatino nelle vicinanze di altre attività analoghe. È dunque necessario un minimo di valutazione del bacino di utenza in base anche alla dislocazione di eventuali competitors.

Prima di cominciare, è fondamentale scegliere un software gestionale in grado di assisterci nella gestione dell'attività.